Come variare l’alimentazione lungo il corso della vita
La malnutrizione infatti, comunemente intesa come iponutrizione, andrebbe oggi, forse anche più frequentemente, intesa come ipernutrizione.
L’evoluzione negativa delle abitudini alimentari, che ha caratterizzato gli ultimi decenni, non ha risparmiato l’età pediatrica e, se si considerano le particolarità metaboliche ed organiche di questi soggetti, è facile comprendere come eccessi e/o squilibri alimentari possano condizionare in maniera negativa non solo il benessere attuale ma anche la salute futura del soggetto.
L’età pediatrica può essere suddivisa in varie tappe, ciascuna caratterizzata da fabbisogni nutrizionali appropriati.
L’alimentazione varia in funzione delle fasi e delle esigenze dello sviluppo del bambino, che va dalla nascita all’adolescenza, privilegiando ad esempio in alcuni momenti la spesa energetica per la crescita e l’accrescimento corporeo.
Distinguiamo quindi l’alimentazione nel 1° anno di vita, comprendente l’allattamento ed il divezzamento, l’alimentazione in età prescolare e scolare e l’alimentazione nell’adolescenza.
Un’alimentazione equilibrata, durante l’infanzia e l’adolescenza, deve essere in grado di fornire un apporto energetico-nutritivo tale da permettere un’adeguata crescita staturo-ponderale e uno sviluppo psicomotorio ottimale attraverso i seguenti periodi convenzionali: prima infanzia (nascita-2 anni), seconda infanzia (2-6 anni), terza infanzia (6-12 anni), pubertà (12-14 anni), adolescenza che si conclude con la fine dell’accrescimento staturale che per l’uomo è intorno ai 20 anni e per la donna intorno ai 18 anni.
Il più valido parametro per la valutazione dell’adeguatezza della razione alimentare è fornito dal controllo dell’incremento ponderale, che per donne che iniziano la gravidanza in sottopeso dovrebbe essere a fine gravidanza di 12,5-18 kg, per le donne in normopeso di 11,4-16 kg e per le donne in sovrappeso di 7-12 kg.
L’alimentazione in gravidanza dovrebbe essere ricca, variata, rappresentativa dei principali gruppi di alimenti, integrata dalle dovute terapie farmacologiche di acido folico e ferro soprattutto.
Anche alcuni problemi conseguenti alle condizioni fisiologiche della gestante possono essere risolti e ottenuti con una oculata alimentazione.
Ovviamente, nel considerare l’aspetto alimentare di una collettività di anziani, tale impostazione non è praticabile.
Pertanto si dovrà tener presente soprattutto di fattori di carattere generale inerenti al fenomeno della senescenza.
Fattori strettamente connessi anche con un instabile equilibrio psico-fisico, che male si adatta ad una vita comunitaria.
Gli errori alimentari delle persone anziani sono più spesso in difetto che in eccesso; i motivi che possono portare ad una ipo-nutrizione sono: alimentazione troppo monotona, cui segue facile stanchezza psicologica; condizioni sociali ed economiche che riducono le fonti di guadagno, limitando la possibilità di acquisto dei cibi nutritivi; depressione psichica che si ripercuote sul sistema neurovegetativo; cattivo stato di dentizione o inadatte che ostacolano la buona masticazione.
Per tali motivi, la gestione dei menù nelle case di riposo può rappresentare un momento di difficoltà oggettiva dal punto di vista alimentare.